
Vi racconto mamma Natuzza

La statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e mamma Natuzza
Preghiera al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle animeper ottenere grazie in estremo bisogno

Insieme a Natuzza...
al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime[*]
"O Cuore Immacolato di Maria
fa che mi cibi sempre
del Corpo immacolato di Gesù
Salvatore per la conversione
dei poveri peccatori".
Per ottenere grazie in estremo bisogno
O mamma del cielo, dispensatrice di grazie, sollievo dei cuori afflitti, conforto degli abbandonati, speranza di chi dispera. Gettata nella più desolante angustia, sono venuta a prostrarmi ai tuoi piedi per essere da Te consolata.
Mi respingerai forse? Ah! Non ci credo che hai il coraggio di mandarmi indietro. Il Tuo cuore di Mamma di misericordia spero che mi esaudirà! Povera me se Tu non ci mettessi la Tua mano. Io sarei certamente perduta!
Tanti e tanti vedendomi così afflitta mi hanno detto: "Se vuoi la grazia in questa circostanza devi andare a pregare la Madonna, alla quale chiunque ricorre per grazia indubbiamente l'ottiene". Io ho pensato che la Madonna delle Grazie fossi Tu, o Cuore Immacolato di Maria Rifugio di tutte le anime, al cui nome potente si rallegrano i cieli e l'universo intero ti chiama e ti invoca Mamma di ogni grazia. Da quando sono nata io ho sentito sempre parlare che Tu a tutto il mondo fai grazie. E a me no? Io la voglio. A forza!
E per questo io - nonostante fossi una povera ed indegna peccatrice - nella tribolazione che mi opprime ho avuto il pensiero di venire a piangere da Te. E coi gemiti, coi sospiri e con le lacrime che mi piovono dagli occhi, a Te grido, a Te alzo le mani stringendo la tua corona, invocandoti, o gran Regina, consolatrice delle anime, tesoreria e dispensatrice di tutte le grazie, avvocata delle grazie più ardue, difficili e disperate.
Io sono venuta sicura. Non mi cacciare, ascoltami. Consolami e salvami, voglio da Te assolutamente la sospirata grazia... La voglio!
Perdonami se approfitto della Tua bontà.
Oh me, la povera afflitta! Se sola sola, ad esempio, unica al mondo non riceverò la grazia sospirata! O Madonna Santa, tutta piena di Grazie, io ho tutta la speranza che Tu mi fai la grazia. Da Te l'aspetto, che sei la Mamma di tutte le grazie. Sono sicura che Tu me la fai. Come farò se Tu non me la fai?
No! Non permettere che esca la voce che Tu abbandoni e non aiuti più i tuoi figli. Pure io sono una figlia! Né che si dica che una indegna tua figlia, avendoti pregato con lacrime ed afflizione, dall'afflittissimo suo cuore, non l'hai voluta mai sentire né liberare, mentre tanti, senza numero, sono ricorsi e ricorrono ogni giorno al Tuo Cuore Immacolato e sperimentano la potenza del Tuo amore e senza ritardo ne ottengono le sospirate grazie. Ed io sola devo piangere in questa grande tribolazione?
Ah! No. Non te lo permetto! O mi neghi qui ai Tuoi piedi che sei la Mamma di misericordia e la dispensatrice di tutte le grazie, o mi concedi senz'altro la sospirata grazia. E se Tu non mi ascolterai, senti che farò io, o Mamma di grazie.
Inginocchiata dinanzi a Te, stringendo la Tua Corona, Ti strapperò il manto, Ti stringerò le mani, Ti bacerò i piedi, Te li bagnerò di lacrime e tanto starò e tanto piangerò gridando, fino a quando Tu intenerita e commossa mi dirai: "Alzati, che la grazia, Gesù, te l'ha fatta". E me lo devi dire!
E ora che hai sentito quello che ti farò, che mi dici, o Mamma mia, che mi rispondi? Mi devi aiutare, me la devi fare questa grazia, pure che sono peccatrice. Se non vuoi farmela, perché peccatrice, dimmi almeno da chi devo andare per essere consolata in questo mio grande dolore.
Se non fosti abbastanza potente mi rassegnerei dicendo: "Tu sei la mamma mia, mi ami, ma non puoi aiutarmi e salvarmi". Se non fosti la mamma mia, con ragione direi: "Tu non sei la mamma mia, non sono tua figlia, quindi non hai il dovere di aiutarmi". Ma Tu sei la mamma mia e di tutto il mondo! Se vuoi mi puoi aiutare. Me la devi fare questa grazia. A forza!
Sono certa che me la farai, perché Tu sei buona e non me la puoi negare. L'aspetto questa grazia, l'attendo da quella Tua bocca che solamente si apre quando ha da pronunciare una grazia, la desidero da quella fronte, da quel seno, da quei piedi, da quel Tuo benedetto e materno cuore, tutto pieno di grazie, rifugio delle anime.
Grazie ti cerco, o Mamma mia. Fammi la grazia che ti cerco. Te la chiedo con tutto il cuore, te la chiedo con la voce di tutti i bambini del mondo che sono anime innocenti, di tutti gli innamorati, di tutti i figli tuoi devoti. Da Te dunque l'aspetto e Tu me l'hai da fare a forza. E ti prometto, o Mamma dal Cuore tenerissimo, che fino a quando la mia mente avrà pensieri, la mia lingua mi accenta, il mio cuore mi palpita, sempre, sempre griderò a Te, e nelle ore del giorno e in quelle della notte ti sentirai chiamare piangendo: Mamma! Quel grido, o Mamma, sarà il mio sospiro.
Restiamo così, o Mamma santa? Sì, restiamo così! Affinché dopo tante lacrime e sospiri versati ai tuoi piedi potrò venire a ringraziarti per la grazia speciale da Te fatta. Così sia.
Alla fine di questa supplica si recitano una Salve regina e un'Ave Maria per l'intenzione di chi l'ha fatta stampare.
"Purifica, o Gesù i nostri cuori,
benedici e santifica ogni nostra intenzione,
ridona alle anime nostre
il candore immacolato dei gigli".
Questa preghiera è nata dal cuore della Serva di Dio Natuzza Evolo, all'età di nove anni, in un momento di estremo bisogno e una sua amica, ascoltandola, dato che lei non sapeva né leggere né scrivere, l'ha messa per iscritto.
[*] © Copyright - Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime, via Umberto I, 153 - 89852 Paravati (V.V.)

di Francesco Domina©
Proprietà letteraria riservata:
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San Giuseppe Moscati oggi è conosciuto in tutto il mondo per virtù della sua intercessione e della Carità che esercitava presso i suoi malati: Egli infatti era un medico.
"Il Beato Giuseppe Moscati (1880-1927) le apparve più volte. La prima volta che lo vide, Natuzza fu particolarmente colpita dalla sua bellezza, e gli chiese: "Professore, perché siete così bello?".
Al che il Beato le rispose: "Perché sono vicino alla Madonna e perché nella mia vita ho praticato la Carità umile e nascosta, che non offendeva nessuno".
(Valerio Marinelli, Natuzza di Paravati, Mapograf - ed. Associazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, Vibo Valentia 1980, vol. I, p.142.
Giuseppe Moscati, laico (1880-1927) - Biografia -
E' possibile che la decisione di scegliere la professione medica sia stata in parte influenzata dal fatto che negli anni dell'adolescenza Giuseppe si era confrontato, in modo diretto e personale, con il dramma della sofferenza umana. Nel 1893, infatti, suo fratello Alberto, tenente di artiglieria, fu portato a casa dopo aver subito un trauma inguaribile in seguito ad una caduta da cavallo. Per anni Giuseppe prodigò le sue cure premurose al fratello tanto amato, e allora dovette sperimentare la relativa impotenza dei rimedi umani e l'efficacia dei conforti religiosi, che soli possono darci la vera pace e serenità. È comunque un fatto che, fin dalla più giovane età, Giuseppe Moscati dimostra una sensibilità acuta per le sofferenze fisiche altrui; ma il suo sguardo non si ferma ad esse: penetra fino agli ultimi recessi del cuore umano. Vuole guarire o lenire le piaghe del corpo, ma è, al tempo stesso, profondamente convinto che anima e corpo sono tutt'uno e desidera ardentemente di preparare i suoi fratelli sofferenti all'opera salvifica del Medico Divino.
Il 4 agosto 1903, Giuseppe Moscati conseguì la laurea in medicina con pieni voti e diritto alla stampa, coronando così in modo degno il " curriculum " dei suoi studi universitari. A distanza di cinque mesi dalla laurea, il dottor Moscati prende parte al concorso pubblico indetto per l'ufficio di assistente ordinario negli Ospedali Riuniti di Napoli; quasi contemporaneamente sostiene un altro concorso per coadiutore straordinario negli stessi ospedali, a base di prove e titoli. Nel primo dei concorsi, su ventun classificati, riesce secondo; nell'altro riesce primo assoluto, e ciò in modo così trionfale che - come si legge in un giudizio qualificato - " fece sbalordire esaminatori e compagni ".
Dal 1904 il Moscati presta servizio di coadiutore all'ospedale degl'Incurabili, a Napoli, e fra l'altro organizza l'ospedalizzazione dei colpiti di rabbia e, mediante un intervento personale molto coraggioso, salva i ricoverati nell'ospedale di Torre del Greco, durante l'eruzione del Vesuvio nel 1906.
Negli anni successivi Giuseppe Moscati consegue l'idoneità, in un concorso per esami, al servizio di laboratorio presso l'ospedale di malattie infettive " Domenico Cotugno ". Nel 1911 prende parte al concorso pubblico per sei posti di aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti e lo vince in modo clamoroso. Si succedono le nomine a coadiutore ordinario, negli ospedali e poi, in seguito al concorso per medico ordinario, la nomina a direttore di sala, cioè a primario. Durante la prima guerra mondiale è direttore dei reparti militari negli Ospedali Riuniti. A questo " curriculum " ospedaliero si affiancano le diverse tappe di quello universitario e scientifico: dagli anni universitari fino al 1908, il Moscati è assistente volontario nel laboratorio di fisiologia; dal 1908 in poi è assistente ordinario nell'Istituto di Chimica fisiologica. Consegue per concorso un posto di studio nella stazione zoologica. In seguito a concorso viene nominato preparatore volontario della III Clinica Medica, e preposto al reparto chimico fino al 1911. Contemporaneamente, percorre i diversi gradi dell'insegnamento.
Nel 1911 ottiene, per titoli, la Libera Docenza in Chimica fisiologica; ha l'incarico di guidare le ricerche scientifiche e sperimentali nell'Istituto di Chimica biologica. Dal 1911 insegna, senza interruzioni, " Indagini di laboratorio applicate alla clinica " e " Chimica applicata alla medicina ", con esercitazioni e dimostrazioni pratiche. A titolo privato, durante alcuni anni scolastici, insegna a numerosi laureati e studenti semeiologia e casuistica ospedaliera, clinica e anatomo-patologica. Per vari anni accademici espleta la supplenza nei corsi ufficiali di Chimica fisiologica e Fisiologia. Nel 1922, consegue la Libera Docenza in Clinica Medica generale, con dispensa dalla lezione o dalla prova pratica ad unanimità di voti della commissione.
Celebre e ricercatissimo nell'ambiente partenopeo quando è ancora giovanissimo, il professor Moscati conquista ben presto una fama di portata nazionale ed internazionale per le sue ricerche originali, i risultati delle quali vengono da lui pubblicati in varie riviste scientifiche italiane ed estere. Queste ricerche di pioniere, che si concentrano specialmente sul glicogeno ed argomenti collegati, assicurano al Moscati un posto d'onore fra i medici ricercatori della prima metà del nostro secolo.
Non sono tuttavia unicamente e neppure principalmente le doti geniali ed i successi clamorosi del Moscati - la sua sicura metodologia innovatrice nel campo della ricerca scientifica, il suo colpo d'occhio diagnostico fuori del comune - che suscitano la meraviglia di chi lo avvicina. Più di ogni altra cosa è la sua stessa personalità che lascia un'impressione profonda in coloro che lo incontrano, la sua vita limpida e coerente, tutta impregnata di fede e di carità verso Dio e verso gli uomini. Il Moscati è uno scienziato di prim'ordine; ma per lui non esistono contrasti tra la fede e la scienza: come ricercatore è al servizio della verità e la verità non è mai in contraddizione con se stessa né, tanto meno, con ciò che la Verità eterna ci ha rivelato. L'accettazione della Parola di Dio non è, d'altronde, per il Moscati un semplice atto intellettuale, astratto e teorico: per lui la fede è, invece, la sorgente di tutta la sua vita, l'accettazione incondizionata, calda ed entusiasta della realtà del Dio personale e dei nostri rapporti con lui. Il Moscati vede nei suoi pazienti il Cristo sofferente, lo ama e lo serve in essi. È questo slancio di amore generoso che lo spinge a prodigarsi senza sosta per chi soffre, a non attendere che i malati vadano a lui, ma a cercarli nei quartieri più poveri ed abbandonati della città, a curarli gratuitamente, anzi, a soccorrerli con i suoi propri guadagni. E tutti, ma in modo speciale coloro che vivono nella miseria, intuiscono ammirati la forza divina che anima il loro benefattore. Così il Moscati diventa l'apostolo di Gesù: senza mai predicare, annuncia, con la sua carità e con il modo in cui vive la sua professione di medico, il Divino Pastore e conduce a lui gli uomini oppressi e assetati di verità e di bontà. Mentre gli anni progrediscono, il fuoco dell'amore sembra divorare Giuseppe Moscati. L'attività esterna cresce costantemente, ma si prolungano pure le sue ore di preghiera e si interiorizzano progressivamente i suoi incontri con Gesù sacramentato.
Quando, il 12 aprile 1927, il Moscati muore improvvisamente, stroncato in piena attività, a soli 46 anni, la notizia del suo decesso viene annunciata e propagata di bocca in bocca con le parole: " È morto il medico santo ". Queste parole, che riassumono tutta la vita del Moscati, ricevono oggi il suggello ufficiale della Chiesa.
Il Prof. Giuseppe Moscati è stato beatificato da S. S. Paolo VI nel corso dell'Anno Santo, il 16 novembre 1975.
Fonte:
https://www.vatican.va/news_services/liturgy/saints/ns_lit_doc_19871025_moscati_it.html
di Francesco Domina©
Proprietà letteraria riservata:
www.lettoriescrittori.it
Mamma Natuzza
02/04/2021 (Venerdì Santo)
Era un giorno del mese di settembre del 1997 quando incontrai Natuzza per la prima volta. Prima di allora ne avevo solo sentito parlare a mia zia Francesca e guardato dei servizi di Pino Nano che parlava della sua figura e di tutte le cose strane che accadevano intorno a questa donna umile e semplice. Quel giorno di settembre non avrei mai immaginato di recarmi da lei; non avrei mai immaginato che da quel momento in poi Natuzza sarebbe entrata definitivamente nella mia vita per non lasciarmi mai più; non avrei mai immaginato che da allora avrei chiamato questa Donna mamma.
Ho deciso di parlare di Natuzza spinto da una forza irresistibile, comprendendo bene che quello che dico è solo frutto della mia esperienza personale.
Tuttavia, come dice la Scrittura, c'è un tempo per tacere, ma c'è anche un tempo per parlare.
"Quello che le mie mani hanno toccato quello che i miei occhi hanno visto questo vi voglio raccontare". (Cf. 1 Gv 1,1-3)
Cara mamma Natuzza come posso dimenticare quando, uscendo dalla tua porta, mi hai preso per le mani? Era la prima volta che ti vedevo! O quando ho visto e ho sentito, toccato la morbidezza di quella tua mano che mi sfiorava e con i tuoi occhi mi raccontavi tutto?
Era il 9 di novembre del 1997 quando mamma Natuzza ci ha chiesto, ero insieme a mio fratello, se volevamo diventare sui figli spirituali.
Quel giorno ero pressoché un ragazzo e non compresi le sue parole, le compresi successivamente quando dopo mesi mi ritrovai a formare dei gruppi di preghiera (I Cenacoli) senza che io avessi mai pregato.
In questo giorno, il 2 aprile 2021, Venerdì Santo vogliamo dare vita ad una nuova pagina dedicata alla carissima mamma Natuzza.
In questo giorno ricorre anche la memoria di S. Francesco da Paola, il Patrono della Calabria e grande amico e protettore di Natuzza. S. Francesco da Paola è morto proprio il 2 aprile del 1507, era un Venerdì Santo.

La Serva di Dio Natuzza Evolo

San Francesco Da Paola
