Pubblicazioni: storie, racconti... 

Francesco Domina, L'uomo che saltava come un uccello.


    

  "Attraverso la riscoperta di un evento di portata apparentemente locale, avvenuto una settantina d'anni fa, ci viene qui regalata un'inedita "fotografia" della devozione del popolo siciliano, le cui tracce sono sparse per tutta l'isola, soprattutto nelle centinaia di cappelle che punteggiano il paesaggio a ogni angolo di strada...

Forse molti di questi luoghi della fede hanno avuto origine o sono stati scenario di avventure come quella vivacemente narrata da Francesco Domina...
E per molti lettori sarà certamente una sorpresa scoprire la leggiadria di un racconto che emoziona e che non può lasciare indifferenti. L'indubbio frutto che resta nel cuore è che, dalla memoria del passato e dalla testimonianza dei nostri antenati nella fede, traggono una generosa linfa le nostre radici cristiane".


(Dalla prefazione di Saverio Gaeta)


Alla ricerca di un volto

     "Faceva freddo quella mattina, il vento impetuoso si abbatteva sulle fronde degli alberi e li cullava a destra e a manca in un dolce balletto d'inverno. Quella mattina non è che avessi tanta voglia di andarvi, ma dovevo trovare quel volto...".

(Francesco Domina, L'uomo che saltava come un uccello, p. 21) 



Una mia personale riflessione sul libro del Prof. Domina

19/08/2023


di Agata Basile
Consulente d'Arte, esperta in Analisi e Semiotica dell'Opera. Contemporaneista, con attività di Galleria d'Arte Contemporanea dal Novecento storico in poi. Specializzata in Analisi ed approfondimenti di opere d'arte dal 1200 ai giorni nostri. 



    Piccola memoria di un grande "cuntu". 
Ho avuto modo di conoscere Francesco Domina per una combinazione casuale in visita ad una chiesa di Calcarelli. Ci siamo poi re-imbattuti entrambi nella piccola, graziosa cappella della Madonna della Catena a Frazzucchi, quasi che la combinazione fortuita del "trovarsi" entrambi negli stessi luoghi, non fosse dovuta al caso... ma al destino... ovvero una consequenzialità che presenta incroci e intersecazioni di cose e di persone, non stabilite da noi, ma degne di quel Logos coordinatore e al tempo stesso ordinatore delle cose, che si fa chiamare Fede. 

Avevo già visto questa piccola cappella a Frazzucchi: chiusa, di sera, al buio... eppure nonostante il buio, io avevo nitidamente "visto", sbirciando dalle fessure di un oblò del portoncino chiuso, la bella e splendente Aurea luminosa della statua della Madonnina, avevo sforzato gli occhi perché " volevo" vedere , ignara che vi fosse un piccolo bottoncino che ne accende la luce all'interno alla bisogna. Ma io l'avevo comunque vista... luminosa, nonostante il buio. Ho subito visto pure la fisionomia di queste terre, delinearsi nella memoria di un passato di umiltà laboriosa. Come non vedere infatti, la vita contadina e umile di un territorio attorno al silenzio religioso di una cappellina isolata. Mi ha subito rammentato quelle piccole edicole votive su strade abbandonate, o quelle croci piantate sui monti e sulle colline, perché si vedessero sempre da qualunque posto ci si trovasse, quasi che la memoria potesse essere via e percorso alla devozione popolare.
Ma anche rifugio, a quanti durante il cammino volessero ristorarsi il cuore. Forse pure fare ringraziamento. Proprio come uno "ius serendi": il diritto di seminare un seme giusto spettante a chi lavora duramente. Combinazione, caso, mi ha riportato in questo luogo nel giorno dedicato alla ricorrenza della "dormizione" o meglio, alla "Assunzione" di Maria: il 15 Agosto. È così che ho appreso, e proprio qui, del libro di Francesco Domina, fattomi gradito e apprezzato dono dall'autore: "L'uomo che saltava come un uccello". 

Ed è proprio qui che si incardina, da questi luoghi, nella devozione della pietà popolare,la storia di questo libro. Erano gli anni dei racconti popolari, quelli che Francesco Domina ha pazientemente raccolto in questo suo libro, testimonianza e memoria di un Miracolo. E per questo che potremmo dire con una piccola presunzione, un "nostro" libro. 

E in fondo, che cosa è un libro, se non la reale vita di qualcuno che viene testimoniata e raccontata per essere tramandata e non essere dimenticata? 

Ne sappiamo qualcosa noi cristiani, che seguiamo Gesù "più grandemente testimoniato e raccontato e tramandato". E sono forse le storie più piccole che accomunano gli abitanti di questo piccolo paesino alla più grande Storia di tutti i tempi. Questo titolo, quasi burlesco se lo traduci in un dialetto locale, altro non fa però che dirla tutta su quello che è la "Fede". "Satava comi un aceddu".

Francesco Domina ha scritto un libro che valorizza il racconto, che testimonia come per "Fede" avviene un miracolo. Perché il miracolo è semplicemente credere in un segno. Io credo che mettere proprio questo "vedere il segno", sullo stesso piano del "vedere" è già una "rivelazione". Che la storia del Signor Albanese sia riconducibile ad una spiegazione più o meno "arricchita" ed enfatizzata dell'avvenimento, è comunque irrilevante. Perché ciò che è contato e ancora conta oggi in questa o in altre storie simili, non è altro che la Fede! Un vero e testimoniato miracolo del "vedere" coi propri occhi! Evidentemente parlo di un "vedere interiore", dell'aprirsi del nostro occhio a una Verità che cerchiamo. 

Un messaggio di importanza vitale sulla risurrezione di Gesù... una vera Rinascita. Su che cosa si fonda quindi la nostra fede oggi, a distanza dei tempi in cui si è avuta testimonianza di qualcosa accaduto? 

Sul fatto che ''vediamo''. Un 'vedere' che è frutto della predicazione continua e della testimonianza continua e mossa dalla Fede, che porta alla lieta consapevolezza di una Speranza, che fa sorgere in ognuno di noi un vedere interiore, un'esperienza di senso e pienezza alla quale prendere parte credendo. Oggi, e ancora. 

È un miracolo. Un intreccio di cose e di persone. Un trovare ciò che si cerca affidandosi a Dio pieni di speranza... Forse… "In te Domine speravi?".

Un grazie sincero a Francesco Domina. 


Agata Basile, Poscritto: Che caso strano... ho avuto modo di occuparmi della Chiesa di San Giuseppe Cottolengo a Palermo, riportando dopo 60 anni l'altare ai fedeli come era all'origine e restaurando insieme all'illustre Prof. Franco Fazzio la grande Pala d'altare opera del maestro Michele Dixitdomino e facendone la presentazione e la Svelatura unitamente il Prof. Tommaso Romano, in presenza di S.E. Corrado Lorefice, e guarda un po', "combinazione/caso", anche ora, come allora, la radice del cognome dell'autore, 

(Dixitdomino/Domina), mi rimanda a Dio... Dominus! 

Agata Basile https://amoreartepoesia.wordpress.com/ 

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