San Tommaso d'Aquino e la Serva di Dio Natuzza Evolo, quando la dottrina e l'umiltà si incontrano
S. Tommaso d'Aquino, grande Teologo e Dottore della Chiesa incontra l'umile Serva di Dio Natuzza Evolo, la mistica di Paravati che ha donato e offerto la sua vita per realizzare i disegni d'amore di Gesù e Maria. La grande dottrina si trasforma, attraverso semplici gesti, in concreta vita evangelica, vissuta nel quotidiano.
di Francesco Domina©
Insegnante e Scrittore
Si occupa di Teologia, Religioni, Letteratura, Tecnologia... Agiografia (lo studio della vita, del culto e delle opere dei Santi)
Ho imparato ad amare la figura di San Tommaso d'Aquino grazie a mamma Natuzza, la mia madre spirituale. La prima volta che ho letto il racconto che riporta il professore Marinelli in uno dei suoi volumi dedicati alla Mistica di Paravati, Natuzza Evolo, ho sentito quasi un bisogno interiore di approfondire le vicende e gli scritti di questo grande santo domenicano.
Il professore Marinelli racconta che Natuzza in età giovanile viveva dei particolari fenomeni mistici e, per vagliare l'origine di queste manifestazioni, fu sottoposta a lunghe preghiere di esorcismo nella Cattedrale di Mileto. Al termine di una di esse, però, la Mistica incamminandosi per la via di casa, vide dietro di sé la figura di un uomo, un prete che la seguiva. Natuzza, stanca per quelle lunghe sedute, forse per sfuggire ad altre possibili domande, si incamminò in fretta per raggiungere casa Colloca, l'abitazione dove la giovane prestava servizio. Richiuso il portone d'ingresso alle sue spalle Natuzza si ritrovò davanti il sacerdote che l'aveva seguita lungo la strada. Il prete le disse: "Non avere paura, sono San Tommaso d'Aquino, ed ora una benedizione te la do io: da ora in poi vedrai i defunti più spesso, sia di giorno che di notte". (Valerio Marinelli, Natuzza di Paravati, Mapograf - ed. Associazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, Vibo Valentia 1980, vol. I, p. 38)
Il prof. Marinelli propone una possibile spiegazione a questo episodio e cerca di dare un significato a questa manifestazione che mamma Natuzza, inconsapevolmente, si è trovata a vivere: il santo dottore della Chiesa ha rassicurato la mistica di Paravati sulla provenienza divina delle sue manifestazioni.
Natuzza e Tommaso erano accomunati da una grande e profonda umiltà poiché la Mistica di Paravati si definiva "un verme della terra" e ribadiva con forza che tutte le grazie provenivano da Gesù e dall'intercessione di Maria e dei Santi.
La statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e mamma Natuzza
Non è un caso se Natuzza ha terminato il suo pellegrinaggio terreno il primo di novembre, il giorno in cui la chiesa solennizza Tutti i Santi.
Da parte mia mi trovo a scrivere di Natuzza non per un sentimento di curiosità o una semplice descrizione dei fatti, ma perché è Ella stessa che mi ha chiamato a essere suo figlio spirituale.
Sono convinto che le mie sono considerazioni personali ma che tuttavia sento il dovere di proporre ad un pubblico più vasto. Natuzza merita di essere conosciuta maggiormente e soprattutto va sottolineato l'aspetto caritativo che lei ha diffuso anche attraverso le sue parole e l'offerta delle sue sofferenze per migliaia e migliaia di persone di tutto il mondo che, giornalmente, hanno bussato alla sua porta e che lei ha accolto nella sua casa e nel suo cuore.
In questo episodio, raccontato e confermato da Natuzza, si è realizzato un singolare e suggestivo incontro: il santo Dottore della Chiesa, S. Tommaso d'Aquino, umile servo della Parola e grande studioso di Teologia incontra Natuzza Evolo, umile analfabeta, figlia della terra di Calabria, ma ricca di una Sapienza Divina che la porta a superare i limiti della sua, seppur non voluta, ignoranza. Il grande Teologo che va incontro alla piccola serva di Gesù e di Maria.
Natuzza avrebbe voluto studiare per saper leggere e scrivere ma Dio ama rivelarsi ai piccoli per confondere i pensieri dei superbi.
Da questo incontro, tra S. Tommaso e Natuzza, che la Chiesa approfondirà con cura, possiamo trarre un grande insegnamento: la grandezza di un uomo, di un santo risiede proprio nella sua umiltà.
Maria è stata "guardata" per la sua umiltà, Tommaso ha riconosciuto che i suoi profondi pensieri non potevano raggiungere le profondità infinite di Dio, Natuzza, infine, si è identificata con la terra, un verme della terra.
"Io sono un verme della terra", ripeteva spesso in dialetto calabrese.
Non è forse dalla terra che siamo stati tratti?
Su quella terra, però, è stato infuso l'alito, il soffio divino...
Guercino, S. Tommaso scrive assistito dagli angeli, 1662, Basilica di S. Domenico, Bologna
Per approfondire la conoscenza della figura di Natuzza Evolo:
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