Salvino Leone, Indagine sulla morte di Gesù, il Pozzo di Giacobbe
LE RECENSIONI di lettoriescrittori.it
Salvino Leone, Indagine sulla morte di Gesù, il Pozzo di Giacobbe
Il dott. e prof. Salvino Leone in questo testo ci consegna una straordinaria sintesi degli ultimi giorni della vita terrena di Gesù. Un viaggio coinvolgente e dettagliato, anche dal punto di vista scientifico, che si innesta all'interno di una storia che diventa per il lettore riflessione e contemplazione del più grande evento della storia dell'umanità: la morte redentiva di Gesù di Nazaret, per i cristiani il Figlio di Dio.

di Francesco Domina©
Teacher and Writer
Master's degree in Religious Sciences
Proprietà letteraria riservata©
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Indagine!
Già fin dalla prima parola del titolo del volume l'autore ci introduce in una ricerca a 360° su un evento che ha coinvolto e continua a coinvolgere il mondo intero: la morte di Gesù.
Uomo di scienza, medico e uomo di Fede, Teologo il prof. Salvino Leone si cimenta in un racconto che diviene sfida e combattimento ma allo stesso tempo ricerca e riflessione su quell'Uomo trafitto sulla croce il cui destino ha cambiato le sorti del mondo.
"La gestazione di questo libro è stata lunghissima e, come un fiume carsico, ha subito momenti di inabissamento e di insolita risalita. Fin dai primi anni della post-adolescenza volevo approfondire e "scrivere qualcosa" a proposito della passione di Gesù. Ogni anno la Settimana Santa riproponeva questo antico desiderio. Poi è arrivata la Sindone…".
(cit. p. 7)
Come riporta nell'introduzione al testo l'autore ripercorre con rigore scientifico un'indagine minuziosa e dettagliata e il cui percorso di redazione germina attraverso e dopo un prolungato periodo di malattia che lo mette quasi in comunione con il mistero che sta per raccontare.
Nel fare tutto ciò riveste un ruolo di primaria importanza quel lenzuolo testimoniale che è la Sindone.
"Per ciò che riguarda la Sindone mi limito a dire che, per varie ragioni esplicitate nel testo, ho presupposto chiaramente la sua autenticità a prescindere dall'approccio devozionale o di fede, che rimane assoluto e impenetrabile ambito della soggettività".
(cit. p. 8 s.)
L'indagine quindi, si pone l'obiettivo di arrivare proprio lì, alle soglie del sepolcro, dove si può sperimentare "non una presenza ma un'assenza", una tomba vuota.
INTERVISTA
Prof. Leone fin dalle prime battute del libro il lettore viene coinvolto, potremmo dire immerso, in un'indagine che si fa sempre più coinvolgente e introduce il ricercatore in una scena lontana nel tempo, quasi duemila anni fa.
Per fare tutto ciò lei parte dalle fonti, ossia i Vangeli, testimonianza scritta di quanto accaduto allora proprio sul calvario.
Tuttavia, come lei sottolinea nel libro, i testi evangelici non sono semplici cronache o biografie della vita di Gesù.
Che cosa sono allora i Vangeli e che ruolo rivestono nella possibile trattazione e analisi dell'episodio storico della crocifissione e morte di Gesù?
Quando dico che i Vangeli non sono cronache o biografie di Gesù intendo dire che non si tratta di questi specifici generi letterari e, quindi, non dobbiamo cercare in essi dettagliati resoconti biografici (non ci dicono quando è nato Gesù, cosa ha fatto nei primi decenni di vita e tanti altri particolari che una cronaca o una biografia dovrebbero darci). I Vangeli, nati parecchio tempo dopo la morte di Cristo rievocano solo alcune delle vicende biografiche e i suoi insegnamenti ai fini della evangelizzazione. Potremmo definirli dei grandi manuali di catechesi storicamente fondati. Proprio per questo, però, si fondano su fatti realmente accaduti anche se riletti e interpretati secondo l'ottica e le diverse finalità degli evangelisti.
Per questo possiamo trovarvi anche discrepanze o discordanze ma si tratta pur sempre di documenti storici da decodificare con gli strumenti delle moderne scienze storiografiche. In ogni caso in essi un ruolo assolutamente centrale svolge la Passione di Gesù che è lo specifico oggetto di indagine del mio libro.


La Sacra Sindone
(prospettiva orizzontale e verticale)
Come "seconda autorevole fonte" che lei utilizza per la sua indagine vi è la Sindone, trattata e analizzata anche e soprattutto da un punto di vista scientifico.
Molto si è scritto e si continua a scrivere su di essa e come lei sottolinea la maggior parte "delle critiche e perplessità circa la sua autenticità" si basano "su alcune discutibili incertezze storiche".
La Sindone, il lenzuolo che ha ricoperto il corpo martoriato di Gesù di Nazaret, continua ad interrogare l'uomo di fronte al grande mistero del dolore.
All'interno del volume lei ripercorre un interessante e suggestivo percorso storico e scientifico che ci mostra il viaggio della Sindone; il viaggio che essa ha fatto per giungere fino a noi, dimostrando quale travagliato percorso ha avuto questo oggetto che testimonia, nella sua esposizione, le tracce, le cicatrici di questo lungo percorso che ha vissuto.
Che cosa può dire ancora oggi questo telo alle donne e agli uomini del terzo millennio e quali sono gli elementi costitutivi che possono renderla ai nostri occhi come autentica?
Occorre una conoscenza e una lettura di questa reliquia che non parta da precomprensioni scientiste o anticlericali. Il credere che la Sindone abbia realmente avvolto il corpo di Gesù appartiene alla Fede, non all'indagine scientifica, per cui non potrà esservi mai una reale "dimostrazione" di questo. Quello che, invece, il suo attento e rigoroso studio può indicarci è il fatto che abbia avvolto il corpo di un uomo la cui vicenda storica è del tutto compatibile con quella della passione e morte di Gesù, al di là di ogni ragionevole dubbio e con una probabilità statistica di errore che, praticamente, rende matematicamente impossibile una sua confutazione. Per cui con una elevatissima probabilità, vicina alla certezza, l'uomo della Sindone è quel Gesù di Nazaret di cui parlano i Vangeli.
È davvero interessante notare che lei introduce, quale altra fonte di indagine, la medicina, "nelle sue varie tipologie disciplinari": anatomia, fisiopatologia, medicina legale.
Per i non addetti ai lavori muoversi all'interno di concetti medici potrebbe risultare alquanto difficile.
Il grande merito del testo è proprio quello di introdurre il lettore, date le sue profonde competenze mediche, all'interno di un mondo per tanti sconosciuto e che richiede delle conoscenze specifiche.
Alle volte alcuni sottolineano l'incompatibilità tra la scienza e la fede.
Al contrario in questo testo si può riscontrare un vero dialogo reciproco.
Quanto una visione scientifica ha contribuito nel suo cammino di ricerca nel comprendere l'evento della morte e risurrezione di Gesù, che richiede primariamente anche un atto di Fede?
Diciamo che si tratta di per sè di due ambiti autonomi e indipendenti: si può essere grandi uomini di fede, grandi santi senza conoscere assolutamente nulla di Medicina, così come si può essere grandi medici negando la fede. Il connubio tra scienza e fede, tuttavia, offre una meravigliosa sintesi che fa scoprire un universo di conoscenze e di pienezza umana che i due ambiti isolati non potrebbero offrire. L'indagine scientifica prescinde dall'atto di fede ma quando questo si avvale anche del suo supporto ne risulta enormemente arricchito e "ragionevole". Non solo Scienza e Fede non sono in contrasto ma anche Fede e Ragione. Non a caso fin da S. Tommaso venivano proposte vie naturali per arrivare alla conoscenza di fede.
Lei scrive:
"Paradossalmente (anche per l'esegesi biblica) a volte sappiamo di più oggi rispetto a quanto ne sapessero negli anni immediatamente successivi allo svolgersi dei fatti". (cit. p. 36)
Potrebbe spiegarci meglio questo concetto?
I Padri della Chiesa e i primi esegeti si basavano essenzialmente su un'interpretazione dei
fatti, per quanto profonda e divinamente ispirata. Noi oggi abbiamo il supporto
di tante scienze che in passato neanche erano ipotizzabili. Abbiamo dati
archeologi diffusi (in passato, spesso si conoscevano solo quelli relativi alla
propria regione), dati scientifici assolutamente impensabili in passato,
strumenti esegetici, glottologici, filologici assolutamente innovativi. Per non
dire delle modalità di approccio informatiche o visive con possibili
ricostruzioni, acquisizioni di dati in tempo reale, ecc. Tutto questo in
passato non c'era: esistevano solo il ricordo (non sempre del tutto
attendibile) dei fatti, la loro trasmissione orale prima ancora che scritta e
la loro spesso soggettiva interpretazione.

Heinrich Hofmann, Cristo nel Getsemani, 1886
Prima della sua passione Gesù ha vissuto un fenomeno alquanto strano che viene identificato con il nome di sudorazione di sangue.
Questo episodio avviene prima del suo arresto nel giardino del Gethsemani.
Come potremmo spiegare e definire meglio questo episodio anche da un punto di vista scientifico? È possibile che possa accadere una tale manifestazione?
E ancora è possibile che Gesù abbia sperimentato anche questo fenomeno?
Il fenomeno della "ematidrosi", termine scientifico con cui viene definita la sudorazione di sangue è possibile anche se rarissimo. E' conseguente a una dilatazione dei pori sudoripari dai quali trasuda il sangue dei capillari in seguito a un forte stress. E' innegabile che Gesù abbia subito tale stress ma lo hanno subito, in forme diverse, anche molte altre persone che, tuttavia, non hanno manifestato tale fenomeno. Oggi si discute molto se si sia trattato di una fatto reale (non vi erano testimoni e potrebbe essere solo una ricostruzione dei fatti post eventum) o non piuttosto una modalità metaforica con cui l'evangelista Luca (il solo che ne parla e che proveniva dalla cultura greca) riferisce una modalità con cui, nella cultura classica veniva descritto una sporta di sudore pre-agonico di chi arriva alle fasi finali della lotta come se sudasse sangue (non a caso il testo evangelico dice "che il sudore apparve come gocce di sangue).

Caravaggio, La Flagellazione di Cristo, olio su tela (286×213 cm), 1607-1608, Museo nazionale di Capodimonte, Napoli
Tutti e quattro gli evangelisti sono concordi nel narrare l'episodio della flagellazione di Gesù, una "punizione utilizzata in tutta l'antichità", una pratica crudele chiamata da Orazio "horribile flagellum".
Sappiamo che questo tipo di punizione poteva essere molto variegata.
Secondo anche le analisi delle ferite riportate dall'uomo della Sindone possiamo descrivere in che modo è stata inflitta questa pena a Gesù?
Sappiamo che Gesù ha ricevuto alcune centinaia di frustate (non specifico il numero perché varia secondo il conteggio di chi se n'è occupato). Quasi sicuramente è stata operata con flagelli che terminavano con alcune piccole vertebre animali o palline di piombo per rendere il supplizio più lesivo e doloroso. Dall'orientamento dei flagelli desumiamo che dovettero esservi almeno due flagellatori che colpivano dal basso verso l'alto, forse col condannato curvo su una colonna per esporre il dorso.

Corona di spine che, verosimilmente, hanno posto sul capo di Gesù
Altro momento di straziante dolore inflitto a Gesù è stato proprio quando lo hanno coronato di spine.
Tuttavia, dal testo emerge una pratica che potrebbe essere diversa da quella che l'iconografia classica, che rappresenta Gesù coronato di spine, ci consegna.
Può approfondire meglio che cosa veramente è successo a Gesù? Osservando la fronte del crocifisso dell'uomo della Sindone si può riscontrare una strana forma o numero.
Di che cosa si tratta?
La coronazione di spine non è avvenuta come l'iconografia classica ci mostra.
Questa, infatti, si colloca in culture "moderne" per cui la corona dei re era a cerchio mentre nell'antichità semitica era a casco, come d'altra parte ci illustrano le ferite sindoniche. Quello strano segno a forma di 3 (che ha dato origine all'iconografia bizantina che raffigura il volto di Gesù con uno strano "ciuffetto" sui capelli, in realtà il segno sindonico mal interpretato) è dovuto alle lesioni della vena frontale centrale con lo scolo di sangue deviato dal corrugarsi della cute.
Prima della sua morte Gesù emette un forte grido che desta l'attenzione di tutti i presenti.
Lei scrive:
"Si tratta di un dato interessante, paradossalmente perché non necessario alla descrizione e, quindi, verosimile indizio di storicità secondo i criteri che abbiamo enunciato nel primo capitolo. Di fronte all'evidenza di un grande grido è fisiopatologicamente impossibile che questo si sia verificato in caso di eventuale asfissia". (cit. p. 180)
Nel testo vi è una dettagliata descrizione degli ultimi istanti della vita di Gesù di Nazaret e delle possibili cause che a livello scientifico possono giustificare la sua morte.
Volendo fornire una sintesi ai nostri lettori possiamo chiederci: qual è stata veramente la causa della morte di Gesù sulla croce?
L'asfissia appare impossibile perché i condannati non avrebbero avuto il fiato necessario per quel "gran grido" (basti vedere quel filo di voce con cui si esprime papa Francesco, che non è certo in asfissia!). Per cui occorre pensare ad altro. L'ipotesi, già avanzata alla fine dell'800, è quella della morte per infarto cardiaco, conseguente alla rottura del cuore e conseguente emopericardio cioè versamento del sangue nella cavità pericardica dove ha avuto modo di separarsi lasciando sedimentare in basso la parte corpuscolata e in alto il siero.

Diego Velázquez, Cristo crocifisso, 1631, olio su tela (248 × 169 cm), Museo del Prado, Madrid.
Dopo la morte di Gesù in croce i soldati, per constatare il suo decesso, infliggono un colpo di lancia sul costato del condannato.
Da questa ferita ne scaturirà un rivolo di sangue e acqua.
All'interno del capitolo che tratta la ferita del costato lei si pone due domande:
Da dove provenivano sangue e acqua? Perché sono fuoriusciti come elementi distinti?
Perché dal costato di Gesù escono dunque questi due elementi che hanno segnato l'iconografia di tutta la storia del Cristianesimo: sangue e acqua?
Come ho detto il sangue che si è raccolto nella cavità pericardica, come avviene in una provetta, dopo un prelievo di sangue si è sedimentato lasciando in basso la parte corpuscolata, con i globuli rossi e, in alto il siero.
Questo ha fatto sì che il testimone oculare abbia visto fuoriuscire immediatamente (perché sotto pressione) "sangue ed acqua".
Gent.mo prof. Leone, secondo lei, che cosa può ancora dire alle donne e agli uomini del terzo millennio il grande mistero di dolore e sofferenza, ma anche di redenzione di Gesù Cristo, il Nazareno?
Il mistero del dolore di Cristo rimane appunto un mistero ed è il modo con cui Dio ci ha voluto dimostrare il suo amore. Per la redenzione poteva scegliere mille altri modi non cruenti ma la via della sofferenza è stata quella con cui ha voluto immedesimarsi nella vicenda umana. Non dimentichiamo però che il fine ultimo della sofferenza sulla Croce non è la morte ma la Resuzzezione. L'obiettivo a cui guardare è quello che si pone al di là della Croce e che, attraverso la Croce inaugura la nuova stagione del definitivo regno dei cieli a cui tutti siamo invitati.
Al termine di questa indagine e la lettura di questo testo vogliamo ringraziare di cuore il dott. e prof. Salvino Leone per averci consegnato una straordinaria sintesi degli ultimi giorni della vita terrena di Gesù.
Il nostro viaggio, quindi, arriva proprio lì, alle soglie del sepolcro, dove sperimentiamo "non una presenza ma un'assenza", una tomba vuota.
L'indagine da lui condotta si articola attraverso due parti principali: nella prima parte egli parla degli strumenti dell'indagine, facendo riferimento alle fonti evangeliche, ai reperti sindonici e alle altre fonti che hanno contribuito in vario modo nella ricerca della verità; nella seconda parte, invece, vengono descritti gli elementi dell'indagine, dalla sudorazione di sangue fino ad arrivare alla morte e ferita al costato.
Dopo aver letto il libro ci si accorge subito che tutto quanto vi è scritto è frutto di anni di lavoro ed intense ricerche, ed è bello riscoprire in queste pagine lo svelarsi di un grande mistero che coinvolge la vita di ogni Cristiano: la crocifissione e la morte di Gesù.
La descrizione degli episodi che vedono Gesù come protagonista si muove attraverso un sano equilibrio nella narrazione dei fatti, senza enfatizzare troppo gli aspetti più cruenti di questa dolorosa vicenda.
In queste pagine la Scienza e la Fede si incontrano e dialogano tra di loro, a testimonianza che per un vero credente non vi è contrapposizione tra questi due punti di vista che, seppur diversi, illuminano la strada di un unico percorso.
Il prof. Leone, viste le sue competenze sia nel campo scientifico che teologico, è riuscito in questo scritto a far dialogare le due prospettive, la scienza e la fede, come scriveva Giovanni Paolo II nella "fides et ratio": La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità.
Salvino Leone

Dopo essersi laureato in medicina, ha conseguito il dottorato in Teologia alla Facoltà Teologica di Sicilia dove attualmente insegna Teologia morale e Bioetica. È stato visiting professor all'Università di Tubinga e di Malta. Insieme a S. Privitera ha fondato l'Istituto Siciliano di Bioetica e ha diretto il Dizionario di Bioetica (tradotto anche in portoghese) ed è attualmente presidente dell'Istituto di Studi Bioetici "Salvatore Privitera" di Palermo. Ha tenuto numerose conferenze e corsi di Bioetica in Italia e all'estero. Dirige la rivista Bio-ethos, ed è autore di più di 300 pubblicazioni su riviste italiane ed estere e di 60 monografie su argomenti relativi alla Bioetica e alle altre Medical Humanities.
Autore: Salvino Leone
Editore: Il Pozzo di Giacobbe
Collana: Respiro
Anno: 2025
Pagine: 206
ISBN: 9788892871861
Valutazione: ☼ ☼ ☼ ☼ ☼
Prezzo di copertina: € 18
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