Articoli Francesco, Mario e Anna


Santa Caterina
d' Alessandria e i beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi

Santa Caterina d'Alessandria sopra la ruota dentata, simbolo del suo martirio e la spada, simbolo della Parola di Dio 
 

I Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi

Luigi dona alla sua amata sposa un fiore di rododendro

 


Giovedì, 25/11/2021

di Francesco Domina©

Insegnante e Scrittore
Si occupa di Teologia, Religioni, Letteratura, Tecnologia...  

Agiografia (lo studio della vita, del culto e delle opere dei Santi) 


     La comunione dei Santi è un mistero unico e affascinante che coinvolge gli uomini che vivono sulla terra e i santi che vedono la gloria di Dio in cielo. 

Oggi, 25 novembre, la Chiesa ricorda la straordinaria figura di Santa Caterina d'Alessandria (Alessandria d'Egitto 287-305 d.C) ma anche la memoria liturgica dei beati Luigi (Catania, 12 gennaio 1880 - Roma, 9 novembre 1951) e Maria Beltrame Quattrocchi (Firenze, 24 giugno 1884 - Serravalle (AR), 26 agosto 1965).

Queste tre anime belle sono state accomunate da un unico intento e dalla ricerca di un grande ideale: la vita in Cristo e la ricerca della santità.


     Santa Caterina d'Alessandria è patrona degli studenti, dei filosofi e dei giovani cristiani che vogliono costruire una famiglia santa. La nostra giovane martire è vissuta al tempo dell' imperatore romano Massenzio che voleva convincerla a rifiutare la propria fede.  Caterina preferì la morte piuttosto che rinnegare il suo Cristo. 

     Secondo un'antica tradizione il suo corpo fu portato dagli angeli sul monte Sinai, dove tutt'ora riposa nel monastero a lei dedicato. Di lei sappiamo poco ma la tradizione popolare, ininterrotta, ne conserva vivida e intatta la sua memoria.  La sua figura, piena di sapienza, nessuno infatti gli poteva tenere testa e nessuno la convinse a rinnegare la sua Fede, è un vivido esempio di fedeltà e di amore a Gesù Cristo.

Il 25 novembre ricorre anche la memoria  liturgica dei Beati LUIGI e MARIA Beltrame Quattrocchi, i primi sposi cristiani ad essere stati beatificati insieme in forza del loro matrimonio. Questa data non corrisponde ad un caso fortuito ma è stata scelta perché  in questo giorno Luigi e Maria si sono sposati, proprio nella cappella di Santa Caterina d'Alessandria, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
I due Beati avevano scelto questo giorno perché ricorreva la festa di Santa Caterina che, come abbiamo detto in precedenza, è la patrona dei giovani cristiani che intendono formare una santa famiglia.

 


"Love me always as I love you, my soul, my dearest soul. Your Maria".

(Amami sempre come io ti amo, anima mia, mia carissima anima).

Maria a Luigi, 6 aprile 1905


Le lettere che i due beati si scambiano sono  di una grandissima intensità spirituale. Luigi, poi, ci consegna il più grande esempio di rispetto, amore e stima che l'uomo possa dimostrare per la sua sposa.

Egli scrive:

"...Così, per questo amore, io cercherò d'essere in tutto come tu mi vuoi... t'adoro come mia fata benefica, come mia Madonna. Tuo per la vita, Gino".

Luigi a Maria, 7 aprile 1905


"Santa Caterina d'Alessandria intercedi per noi presso Dio.
Beati Luigi e Maria pregate per tutte le coppie di sposi e per tutte le famiglie del mondo.

Il vostro mistico Amore sia d'esempio a tutta  l'umanità l'intera".




Trova il tempo di seguire la stella,
di metterti in cammino
06/01/2021

Gentile da Fabriano, L'Adorazione dei Magi


Edith e John, una storia d'amore

3/01/2021 

John Ronald Reuel Tolkien con la moglie Edith Bratt 
Sulla tomba di Edith e John sono impressi anche i loro nomi elfici di Luthien e Beren


Il "giudice ragazzino" sarà presto Beato


25 - 12 - 2020

di Anna C.

Rosario Livatino

 

     Giorno 23 dicembre 2020 alcune testate giornalistiche hanno riportato la notizia della beatificazione di Rosario Livatino, chiamato il giudice ragazzino anche perché ad appena ventisei anni era diventato magistrato.

Ma chi era Rosario?

Il giorno in cui entrò in magistratura appuntò nella sua agenda queste parole: "Oggi ho prestato giuramento: da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l'educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige" (18 luglio 1978).

Il magistrato Livatino era un grande credente: da persona semplice, che non amava mettersi in mostra, incorruttibile, giusto e senza manie di protagonismo, è stato coerente e in grado di adempiere i propri doveri nella sua quotidianità.

Ogni mattina prima di recarsi in tribunale entrava nella chiesa di San Giuseppe per pregare e affidare la propria giornata sotto la protezione di Dio. Infatti, il suo motto era "Sub Tutela Dei" (Sotto la tutela di Dio), che annotava sempre a conclusione dei suoi scritti nella sua agenda personale.

Rosario Livatino ha saputo coniugare la propria fede con il lavoro che svolgeva quotidianamente: nella fedeltà ai suoi principi, nella sua capacità di sacrificio, nella moralità e trasparenza della sua condotta, nel luogo di lavoro e nella sua vita privata.

Egli non volle mai la scorta, per non mettere in pericolo "altri padri di famiglia" e guidava personalmente, per andare a lavoro, la sua piccola utilitaria, una Ford Fiesta rossa. Di fronte ai suoi sicari pronunciò queste parole: "Picciotti, che cosa vi ho fatto?".

Salvatore Insenga, cugino del magistrato racconta: "Non c'era differenza tra il ruolo di giudice e quello del cugino, era una persona seria e precisa, sia nel lavoro che nella vita affettiva e con i suoi genitori e i parenti era un uomo buono e accogliente. Era sempre pronto a mettere la buona parola, era un uomo di pace".

Livatino ripeteva: "Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili".

L'Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, parlando della figura del giudice Rosario Livatino afferma: "Il nostro luogo di lavoro può e deve diventare il luogo dove noi possiamo esprimere il culto della vita, di una vita di testimonianza e anche di servizio...".

Anche il Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento commenta: "Nella vita Livatino ha incarnato la beatitudine di quelli che hanno fame e sete della giustizia e che per essa sono perseguitati. Con una coscienza profondamente libera dall'asservimento e dai compromessi con i poteri forti di turno, caratterizzata da un'altissima levatura morale e da uno spiccato senso del dovere".

Rasario Livatino ha creduto nei valori cristiani e umani fino a dare la vita.

Oggi la nostra società contemporanea, sull'esempio del giudice Rosario Livatino, il quale era consapevole che "lo scegliere e' una delle cose piu' difficili che l'uomo sia chiamato a fare",ha bisogno di "credenti credibili", che sappiano coniugare la loro vita di Fede alla professione che svolgono, illuminati e guidati dalla Parola di Dio.




      IL BEATO CARLO ACUTIS       
Giovane costruttore di speranza 

22/12/2020



Lettori e scrittori
COSTRUTTORI DI SPERANZA



di Francesco Domina©


 

     Attraverso la scrittura le donne e gli uomini esprimono e comunicano i propri sentimenti, le proprie emozioni, ma anche i propri dolori.
Alle volte non è facile mettere per iscritto il proprio cammino interiore, il proprio vissuto esistenziale.

Tuttavia, se "ogni vita merita un romanzo", come acutamente annotava Gustave Flaubert, il raccontarsi può essere anche liberante e terapeutico: ogni vita merita di essere raccontata!

Narrare la propria storia, il raccontarsi non è solo ad appannaggio di un determinato gruppo di persone, ma ogni vita è un intreccio di vicende unico e irripetibile; ogni attimo della nostra esistenza è come una pagina da sfogliare in questo magico libro che è la vita.

Questo non vuol dire che tutti debbano scrivere la propria biografia, ma che il lettore si può riconoscere nella storia narrata da uno scrittore.

È per questo, quindi, che essere lettori e scrittori costruttori di speranza equivale a ricercare il senso delle cose, per riscoprire anche nel dolore un barlume di speranza. Poiché anche in una sconfitta si può celare un'insospettabile occasione di crescita.

La Speranza, il suono di questa parola, in tutto questo turbinio di eventi, può davvero fare la differenza.







L'accoglienza del diverso

8/12/2020 



di Francesco Domina©


     "...È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo. Sei una Gabbiana e devi seguire il tuo destino di Gabbiana. Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l'affetto tra esseri completamente diversi". "Volare mi fa paura" stridette Fortunata alzandosi. "Quando succederà, io sarò accanto a te" miagolo Zorba leccandole la testa. "L'ho promesso a tua madre". La gabbianella e il gatto nero grande e grosso iniziarono a camminare. Lui le leccava teneramente la testa, e lei gli copriva il dorso con una delle sue ali tese"

(Luis Sepúlveda, Tutte le favole, Il Sole 24 ore, Milano 2020, p. 119)



     Con questo suggestivo e toccante racconto, tratto dalla favola "Storia di una gabbianella e del gatto che gli insegnò a volare", il compianto scrittore Luis Sepúlveda ci regala una tra le più belle descrizioni che sia stata fatta sull'accoglienza del diverso.
Fortunata, la piccola gabbiana, dopo aver perso la mamma, si ritrova ad essere allevata da Zorba, un gatto grande, grosso e nero, e da una compagnia di gatti del tutto singolare...